Oggi abbiamo il piacere di parlare con Erica, una ragazza italiana che ha deciso di andare a studiare e vivere a Miami, negli Stati Uniti. Con lei parleremo dello stile di vita americano e daremo qualche consiglio a chi vuole seguire i suoi passi. Buona lettura!
Ciao Erica, grazie mille per il tempo che ci stai dedicando. Vorremmo subito porta la nostra solita prima domanda, ovvero: Perchè hai lasciato l’Italia?
Nell’estate 2013 ho trascorso tre mesi negli States, precisamente nello stato della Florida, non troppo lontana da Miami, grazie al mio ragazzo. In Italia stavo frequentando il primo anno della facoltà privata per Mediatori Linguistici a Misano per diventare interprete e traduttrice. Ho approfittato della pausa estiva per praticare il mio inglese e visitare uno stato di un paese che ha sempre rappresentato un sogno nel cassetto, ma che per un motivo o per l’altro avevo sempre rimandato, nonostante viaggiassi parecchio. Durante questo periodo ho avuto l’opportunità di esplorare il sistema educativo e le possibilità di lavoro. Diciamo che studiare negli Stati Uniti ha sempre rappresentato per me un obiettivo proibitivo da realizzare, un po’ per i costi, un po’ per la lontananza.Studiare e vivere a Miami
Tra le varie ricerche ho scoperto un programma di due anni offerto da un Community College che offriva esattamente quello che stavo studiando io, ma in tempi molto più brevi, due anni contro i 5 in Italia. Il Community College é una scuola universitaria creata come alternativa pubblica all’Università, che negli States é molto costosa, a costi molto più accessibili. Permette di ottenere diplomi, certificati o mini lauree in diversi percorsi di studi. La cosa risultava molto allettante. Non soltanto, in due anni avrei terminato gli studi e iniziato a lavorare nel mio settore, ma avrei potuto lavorare anche durante questo periodo, grazie alla struttura del sistema educativo totalmente diverso. Ho quindi deciso di fare domanda a questo college, al quale, con grande soddisfazione, sono stata accettata.
Devo ammettere che l’Italia mi è sempre stata un po’ stretta. Quando poi inizi a viaggiare e ad entrare a contatto con realtà diverse e mentalità più aperte, ti accorgi che esiste un mondo pieno di opportunità la fuori.
Di che città sei?
Sono nata e cresciuta nelle Marche, precisamente in un piccolo paesino chiamato Marotta, in provincia di Pesaro e Urbino.
Come mai hai scelto gli Stati Uniti?
La passione per l’inglese americano e la voglia di sperimentare la mia vita nella realtà statunitense ha sempre rappresentato una costante nella mia vita. Il sogno nel cassetto era quello che vedevo negli States. Ciò che la tv ci trasmette attraverso i film è un po’ quello che mi sembrava impossibile da realizzare in Italia, che è un paese meraviglioso, ma a cui purtroppo manca l’apertura. Per un giovane, e lo dico a malincuore, l’Italia è un paese che non offre molte opportunità, anzi la maggior parte delle volte ci mette i bastoni fra le ruote e la cosa è parecchio avvilente.
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Come ti sei organizzata prima della partenza e appena arrivata?
Diciamo che da questo punto di vista io ero un po’ avvantaggiata, perché avevo l’appoggio del mio ragazzo, quindi ho potuto rimandare il discorso della ricerca alloggio ad un secondo momento. Dall’Italia mi sono preoccupata di preparare tutta la documentazione necessaria e una volta sul posto ho proseguito alla ricerca di una sistemazione in loco. Infatti, come molti di voi sapranno, in America è tutto BIG (grande), e Miami non è da meno: è una città molto estesa, le distanze sono veramente ampie e i mezzi pubblici non offrono il massimo del servizio da qualsiasi parte ci si trovi, per cui avere una macchina è fondamentale per chi vive un po’ fuori. Non avendo ancora la macchina io mi sono cercata una sistemazione centrale, che è vicina al college in cui studio e al mio lavoro.
Per trovare la sistemazione ci si può affidare ad un realtor, il nostro agente immobiliare, che qua non chiede commissioni, ed è l’ideale per chi cerca un appartamento. Gli affitti vanno dai $500/600 ai $1,800 per un monolocale o un appartamento con una camera da letto e un bagno, ovviamente variano a seconda della zona che si sceglie. Per chi invece cerca una stanza, il sito da consultare é www.craigslist.org, in cui si trova di tutto. Oppure c’è anche www.roommate.com, che richiede il pagamento di una piccola tassa di iscrizione di $20.00, che, se vogliamo, è un po’ più monitorato.
E come in tutte le situazioni di ricerca casa, l’avventura è, diciamo, interessante, si entra davvero a contatto con tante realtà diverse. 😉 Ovviamente la mia esperienza non è stata da meno, hehe. Ci ho impiegato un pochino per trovare la situazione ideale, ma alla fine ho trovato proprio ciò che cercavo. Non avendo la macchina la location ideale per me è il centro città che è ben collegato con il mio campus e con tutto ciò di cui ho bisogno.
Com’era il tuo inglese prima di partire?
Il mio inglese era già ad un livello avanzato prima di partire per gli States. Ho trascorso un anno in Australia in cui sono riuscita ad immergermi appieno nella vita locale e, attraverso il lavoro e le amicizie, sono riuscita a raggiungere il mio obiettivo: rientrata in Italia pensavo in inglese.
Devo comunque ammettere che l’inglese americano è leggermente diverso, ha le sue particolarità, l’utilizzo di tanto slang nella vita quotidiana e non si finisce mai di imparare, ma è proprio questo quello che rende il tutto più interessante: ogni giorno una nuova sfida da affrontare.
Come hai fatto ad avere un visto che ti permette di lavorare?
Il visto che ho ottenuto è uno student Visa, F1. Sono negli Stati uniti come International Student (studente internazionale), cioé studente a tempo pieno, per cui vengono richiesti un minimo di 12 crediti a semestre, e posso lavorare part-time, 20 ore a settimana, all’interno del college. Attualmente lavoro come assistente agli studenti nel laboratorio linguistico di uno dei campus del mio college.
Le pratiche per la richiesta del visto da studente, come nel mio caso, iniziano con la domanda all’universitá che deve essere accettata, la quale ha un piccolo costo (diverso a seconda del college, nel mio caso $50.00). Una volta accettata occorre procurarsi tutta una serie di documenti riguardanti la propria educazione in Italia, nel modo piú specifico possibile, il governo americano non è molto flessibile a tal proposito: quindi, traduzioni del diploma, eventuali lauree con il dettaglio di tutti i corsi frequentati, le ore, i voti e la conversione dei crediti scolastici dal sistema italiano a quello americano, documenti che testimonino la situazione finanziaria e la possiblità di provvedere un certo tipo di sostegno economico per tutto il periodo di soggiorno, importo che varia a seconda dell’università. Questo perchè ovviamente il lavoro che ci è permesso fare, non ci supporta economicamente al 100%, di conseguenza bisogna partire con un bel gruzzoletto nel conto corrente. È importante avere tutti i documenti scolastici tradotti, perchè poi nel momento della ricerca di lavoro, lo stipendio viene stabilito sulla base dei titoli di studio acquisiti: negli Stati Uniti più titoli si hanno e più lo stipendio orario è alto, insomma tutti gli sforzi e i sacrifici fatti vengono ricompensati! 🙂
Inviati tutti i documenti, questi devono essere approvati dal college, che poi emette l’I-20, documento necessario per poi procedere allo step finale, che è il colloquio da sostenere con l’ambasciata americana in Italia, la quale determina l’approvazione del visto o meno. A queso punto occorre compilare il modulo DS-160, che è un modulo che deve compilare chiunque voglia entrare negli Stati Uniti, senza distinzioni, e serve per essere registrati nel sistema della National Security. Rilascia un codice che occorrerà poi inserire nella richiesta dell’appuntamento. La prassi potrebbe sembrare complicata e lunga, soprattutto per chi non l’ha mai fatta. Immaginatevi che io venivo dal sistema australiano, molto semplice, ma gli americani hanno dei sistemi di organizzazione loro, che sono o fai come dicono loro o niente! Ad ogni modo la richiesta di appuntamento è a pagamento 10/15 euro…lo so, no comment. Ci sono anche agenzie che si occupano di tutto il procedimento, per esempio la YOR di Roma, è stata un grande supporto per portare a termine la mia pratica.
Per quanto riguarda la famosa interview, si tratta di un breve colloquio in italiano e in inglese, con la presentazione di tutti i documenti e le ricevute di pagamento di tutte le varie tasse, nel quale viene chiesto dove andate, per quanto tempo, se avete parenti in America e le ragioni della partenza, insomma vogliono assicurarsi che non sei un malintenzionato, ma soprattutto che non vuoi portare qualcosa di illegale nel loro paese.
Consiglio spassionato, il giorno del colloquio portatevi solo quello che vi serve (i documenti, tutti!!! Non dimenticate nulla, altrimenti è un viaggio a vuoto), tutto il resto viene trattenuto prima di entrare, vi scannerizzano un po’ come in aeroporto :), non permettono accompagnatori, quindi chiunque volesse venire, dovrebbe aspettare fuori.
La risposta positiva o negativa sul rilascio del visto è immediata, se si trattengono il passaporto è buon segno: il visto è stato approvato! Potete andarlo a recuperare due giorni dopo oppure farvelo spedire a mezzo corriere, con costi dai 15 euro in su.
Quali secondo te sono gli aspetti positivi, nel settore lavorativo e nella tua vita privata, che qui trovi mentre in Italia no?
Aspetti positivi del vivere qui sono veramente tanti e hanno portato un enorme impatto nella mia vita. Innanzitutto, studiare negli Stati Uniti è un’esperienza unica, totalmente diversa da quello che viviamo in Italia. Iscriversi ad un college in America significa entrare a far parte di una comunità, che diventa parte della propria vita quotidiana a 360 gradi. Infatti, non si sofferma soltanto sullo studio, ma si preoccupa di comprendere tutta la vita di un giovane. Il campus è disegnato nei minimi dettagli per lo studente, con una quantità di attività che esulano dal piano di studi, ma che permettono di crescere dal punto di vista personale perchè costituiscono le basi della vita.
Incredibile trovare persone di tutte le età che si approcciano allo studio, che sta proprio a dimostrare che non è mai troppo tardi per intraprendere un cammino diverso nella propria vita. Ovviamente il sistema educativo in generale ha un tipo di organizzazione totalmente differente che da la possibilità (dal punto di vista logistico) a chiunque di studiare. Il nostro paese ha molto da imparare in questo senso. Nell’anno di università fatto in Italia, avevo lezioni tutti i giorni, tutto il giorno, il che rendeva praticamente impossibile qualsiasi tipo di attività lavorativa.
Questa esperienza mi sta permettendo di entrare a contatto con culture così differenti che sto imparando veramente tantissime cose. Fondamentale per me è stato imparare ad essere tollerante di fronte alle differenze culturali e accettare tale diversità come caratteristica unica della cultura di un altro paese, che costituisce la bellezza e l’unicità di ogni paese. Ovviamente il vivere in una grande città mi permette di essere a contatto ogni giorno con tante persone e con realtà così uniche nel loro genere, che ogni momento costituisce un’avventura incredibile.
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Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Restare negli USA, cambiare nazione o tornare in Italia?
Vivere negli Stati Uniti è un’esperienza che tutti dovrebbero fare, anche se devo ammettere che Miami, per se, rispecchia una realtà un po’ diversa dal resto del paese, per l’enorme influenza ispanica presente. Difficile da credere, ma la lingua principale qui è lo spagnolo, tante persone non conoscono nemmeno l’inglese.
In questo preciso momento della mia vita, Miami ha tutto quello di cui ho bisogno. Il mio obiettivo è quello di diventare un’interprete e traduttrice e ho la possibilità di praticare due lingue (inglese e spagnolo). Nel futuro la mia intenzione è quella di rimanere negli States, non Miami, ma vorrei proprio immergermi maggiormente nella cultura americana. Non ho ancora avuto la possibilità di viaggiare per il paese, ma è quello che ho intenzione di fare e sono aperta ad ogni tipo di opportunità che mi dia la possibilità di crescere e maturare come persona e di ampliare il mio bagaglio culturale.
Cosa ti manca dell’Italia?
Dell’Italia mi mancano gli affetti insostituibili della mia vita: la famiglia e le amicizie. E ci tengo a precisare che nonostante Miami sia rinomata e conosciuta per la sua superficialità, costruire legami profondi con persone meravigliose non è impossibile in quanto ciò che costruiamo e di cui ci circondiamo dipende strettamente da noi stessi, e io mi sto circondando di splendide persone.
Cosa consiglieresti a chi vuole seguire i tuoi passi?
A qualunque persona che si sia soffermata a leggere la mia esperienza mi sento di consigliare di non porre limiti alla propria vita. Se avete il minimo desiderio di fare un’esperienza al di fuori del paese, non mollate, ma continuate a lottare per quel sogno, perchè nulla è impossibile. Quello che serve è tanta determinazione e passione: seguire il cuore è quello che ci conduce sempre sulla retta via nella nostra vita. E grazie per aver dedicato del tempo alla lettura della mia personale esperienza.
Erica ti ringraziamo ancora tanto per il tempo che ci hai dedicato, la tua intervista è veramente molto interessante. Ti auguriamo che tu possa esaudire tutti i tuoi sogni americani (e non).