Abbiamo il piacere di parlare con Mariantonietta, una giovane ragazza che ha deciso di “sfidare” il futuro e di vivere e studiare in Cina. Leggiamo la sua interessante intervista.
Ciao Mariantonietta, grazie mille per il tempo che hai dedicato ai nostri lettori. Ci racconti un po’ il perché hai voluto lasciare l’Italia?
Ho lasciato l’Italia da circa due anni. Avevo appena conseguito la laurea triennale in Lingue e Letterature Straniere all’Università di Bologna e, sebbene avessi il titolo di studio, ero fortemente consapevole dei miei limiti comunicativi in cinese. In quel momento, iscrivermi ad un semestre di studio alla BLCU (Beijing Language and Culture University) prima di tornare in Italia e conseguire la Laurea Specialistica, mi sembrava la scelta più sensata.
Mariantonietta ci spiega cosa voglia dire vivere e studiare in Cina
Una volta giunta a Pechino, i miei piani sono inaspettatamente cambiati: mi sono innamorata della città e della gente e, a semestre finito, ho deciso di iscrivermi ad un corso annuale nella stessa università. Ottenuto il diploma alla BLCU, mi sono messa alla ricerca di un tirocinio in Web Marketing ed è così che sono arrivata nella grande famiglia della LTL -Live the Language- Mandarin School.
Di che città sei?
Vengo da un paesino della Basilicata, in provincia di Matera, Stigliano.
Quando hai lasciato l’Italia sei partita all’avanscoperta?
Quando sono partita l’ho fatto davvero all’avanscoperta. Ero da sola e alla ricerca di un modo per migliorare il mio cinese. Al lavoro, allora, neanche ci pensavo. Mi consideravo ancora “in età da studio”.
E quindi come ti sei organizzata all’inizio?
Ricordo i primi quattro mesi come i più intensi e belli del mio soggiorno in Cina. In quel periodo avevo prenotato un posto letto in doppia in uno dei dormitori dell’Università e dividevo la stanza con una ragazza sudcoreana. Il contesto internazionale del campus universitario mi ha agevolata molto nell’adattamento ad un mondo così diverso dal mio: forse anche per questo è diventato amore. La Cina l’ho scoperta gradualmente e, gradualmente, mi sono lasciata rapire. Non è stato facile evitare di dire ciò che desideravo perché non avevo i mezzi per esprimermi e non è stato facile ritrovarmi nella stessa classe con persone che erano già perfettamente in grado, non solo di sopravvivere in Cina, ma anche di intraprendere discussioni con tassisti, camerieri e commessi. Per mia fortuna, la vicinanza a queste persone mi ha stimolata e spronata ad impegnarmi di più.
Perché hai scelto la Cina?
Ho scelto la Cina perché ho scelto il cinese. Ho scelto il cinese per curiosità. Prima di iniziare a studiare il mandarino le mie conoscenze sul “Paese di Mezzo”, sulla sua lingua e sulla sua cultura erano praticamente nulle. Poi sono arrivati i giochi olimpici del 2008. Le immagini della cerimonia d’apertura mi hanno colpita come un treno, ed eccomi qui, sei anni dopo, a vivere nella capitale e a curare un sito di una scuola per stranieri ed un blog http://www.ltl-cinese.it/blog-scuola-di-cinese-ltl/ in cui cerco, con i miei articoli, di avvicinare la Cina ed il cinese agli italiani.
Com’era il tuo cinese prima di partire?
Abbastanza buono per quanto riguardava la scrittura,ma assolutamente insufficiente nella comunicazione orale. Ricordo che il primo mese facevo fatica a capire e a farmi capire, anche quando avevo bisogno esprimere i concetti basilari. Fortunatamente, dopo un paio di mesi i progressi erano già evidenti.
Se due anni fa mi avessero detto che avrei vissuto da sola, in un Hutong (quartiere tradizionale di Pechino), senza occidentali a seguito, avrei riso di gusto.
Quali secondo te sono gli aspetti positivi, nel settore lavorativo e nella tua vita privata, che lì trovi mentre in Italia no?
Attualmente il mercato cinese è in fermento. Ce ne si accorge andando in giro. Non è raro che qualcuno ti proponga un colloquio di lavoro dopo aver scambiato con te soltanto due parole. L’impressione che si ha è che sia tutto in crescita, in movimento. Mi piacerebbe provare la stessa sensazione quando mi trovo in Italia. Riguardo alla vita privata adoro intrattenermi con la gente del luogo. Nonostante i cinesi siano molto attaccati alle loro tradizioni e si siano “aperti al mondo” da poco tempo, sono perfettamente in grado di comunicarti il loro entusiasmo per la tua presenza nel Paese; anche per strada, quando scrutandomi esclamano “wai guo ren” oppure “lao wai” – “Straniero”, lo fanno sempre con meraviglia e curiosità e mai con l’espressione sospettosa comune a molti nostri connazionali quando si trovano davanti un non italiano.
Cosa ti manca dell’Italia?
L’aria pura. L’inquinamento di Pechino, in alcuni giorni, non solo si vede, ma si riesce perfino a distinguerne il caratteristico “odore”. Non credevo che una cosa simile fosse possibile prima di arrivare qui; Mi manca molto anche il cibo italiano: ogni tanto mi ritrovo a fantasticare su una porzione di lasagne proprio come Homer Simpson fa con le ciambelle! Ed infine, ovviamente, mi manca famiglia, a cui si è da poco aggiunto un nuovo tenero pezzo. Pensare di essere così lontana mentre a casa crescono nuove dinamiche a volte mi intristisce.
Cosa consiglieresti a chi vuole seguire i tuoi passi?
Di fare le valigie e partire! Credo che vivere all’estero, a prescindere dal fatto che ci si trovi male o bene, sia un’esperienza formativa senza pari. A chi poi avesse interesse a spostarsi in Cina, consiglierei di partire carichi di interesse e curiosità e, se possibile, spogli di pregiudizi. La Cina è un universo meraviglioso, contraddittorio, complesso e sfuggente. Non si può mai davvero sostenere di conoscerlo e di capirlo ed è forse proprio per questo che è così affascinante e magnetico.
Grazie mille Mariantonietta, siamo sicuri che questa tua intervista darà una “forte spinta” a chi vuole seguire i tuoi passi e trasferirsi in una nazione così diversa dalla nostra.