Ciao Valentina, benvenuta in Viviallestero.com!! Cominciamo subito con la prima domanda, perchè hai lasciato l’Italia e deciso di vivere a Parigi?
Sono partita in Erasmus l’anno scorso per un periodo di nove mesi a Parigi; decisi di fare domanda per il programma di scambio per una serie d’incidenze personali. Già prima dell’arrivo in Francia pensavo vagamente a un trasferimento definitivo, sicuramente l’esito delle elezioni politiche 2008 ha influito nella mia decisione! La politica è un argomento molto discusso nella mia famiglia, cosa che non si può dire di ormai molte famiglie italiane.
Il progressivo disinteresse dei giovani verso la politica e il proprio personale futuro, la tendenza al totale “laissez-faire”, l’esasperazione dei toni e dei temi, il razzismo latente e crescente mi hanno davvero scoraggiata. La mia è stata forse un scelta “vigliacca” ed egoista, anche se stimo che ci voglia del coraggio a lasciarsi tutto alle spalle e a ricominciare da zero. La migrazione è un percorso difficile, talvolta doloroso, talvolta galvanizzante, ma fa parte della storia umana tutta, i motivi non sono sempre chiari nemmeno al migrante stesso.
Sono rimasta per amore, ho incontrato una persona straordinaria che mi ha cambiato la vita, andare a vivere insieme è stato un passaggio del tutto naturale.
Sono rimasta perchè ho intravisto delle possibilità per la riuscita dei miei studi.
Sono rimasta perchè ho trovato un clima sociale più aperto e continentale, dove i ragazzi escono di casa giovani e imparano a vivere da soli. Non che sia tutto rose e fiori ovviamente!
Quando hai lasciato l’Italia avevi già un lavoro o sei partita all’avanscoperta?
No, sono partita per i miei studi come ho detto prima. Inizialmente avevo qualche soldo da parte ed ero beneficiaria di una borsa di studi Erasmus, (non che 250 al mese fossero sufficienti per vivere ma i risparmi che avevo da parte mi hanno aiutata). Oggi faccio l’animatrice per bambini delle elementari, lavoro tutti i giorni alla mensa scolastica e al “centre de loisirs” il mercoledì, un centro d’animazione che il comune mette a disposizione dei genitori dato che il mercoledì i bambini non hanno scuola. Devo dire che è stato decisamente semplice farsi assumere, sempre in regola e con una retribuzione oraria dignitosa. Inoltre sono ancora studentessa, stavolta senza borsa di studi, dunque questo tipo di lavoretti mi aiutano ad arrotondare la fine del mese. Bisogna sottolineare che l’università pubblica francese costa molto meno di quella italiana, circa 370 euro l’anno rispetto ai 1500 euro in Italia, ma non posso ancora usufruire di una borsa su criteri sociali dunque lavorare è necessario, soprattutto per pagare l’affitto, quello sì che è caro. Ma se metto Bologna, la mia città universitaria d’origine, e Parigi su una bilancia, vince nettamente Parigi.
Quando sei partita avevi già un alloggio o una sistemazione? Come ti sei organizzata?
Sono partita senza alloggio e senza lavoro, inizialmente sono arrivata a Parigi coi miei genitori con l’idea di cercare un appartamento. Però una volta presentatami all’università mi hanno proprosto una camera universitaria per erasmus, affittabile solo per un anno scolastico. Evidentemente ho accettato, ho evitato per lo stress di cercare casa a Parigi, che non è proprio una cosa facile! Ho avuto il diritto alla mia parte personale di stress dopo il primo anno scolastico, cercando casa con il mio compagno. Il guaio è che a Parigi domandano un sacco di garanzie, nonchè una montagna di carte che dovrebbero certificare il tuo reddito e le possibilità che hai di pagare l’affitto. Le garanzie italiane ovviamente non sono accettate… non è stata una ricerca rosa e fiori! Inizialmente abbiamo subaffittato 6 mesi un mini- monolocale di 20 metri quadrati, si stava un pò strettini. Oggi finalmente, grazie anche a una buona stella che ci vuole bene, siamo riusciti ad avere un affitto regolare in un bilocale. I vantaggi dell’affitto sono decisamente importanti, posso accedere agli aiuti per l’alloggio per studenti (Allocations familiales), e posso infine regolarizzare la mia situazione. Per il lavoro? Beh un classico; annunci su internet, curriculum a destra e a manca. Devo dire che ho avuto fortuna (oppure siamo talmente poco abituati a vedersi riconoscere un potenziale che ogni cosa mi pare fortuna, anche se non lo è), e ho trovato puntualmente lavoro quando ne avevo bisogno. Avendo un orario ristretto per via dell’università, pensavo fosse più difficile.
Perche hai scelto la Francia e Parigi?
Non so, sicuramente per affinità linguistiche dato che la mia formazione superiore e universitaria non comprendeva le lingue, o le comprendeva minimamente. Poi la scelta è stata guidata anche dai miei studi, l’antropologia è sicuramente sviluppata in Francia, anche in Inghilterra e negli USA ma ho un rapporto “complicato” con l’inglese, lo studio da tempo ma proprio non riesco a parlarlo. Alla fine sarà che ho scelto la Francia per pigrizia- ahahah!-.
Quali secondo te sono gli aspetti positivi, nel settore lavorativo e nella tua vita privata, che qui trovi mentre in Italia no?
Beh, credo che sia più che altro un’intuizione; una senzazione di movimento, di interesse, di passione politica, culturale e sociale. Una ventata di fresco rispetto all’Italia; Parigi è una città storica che non si ferma a contemplare le sue ceneri. Non sta a guardarsi l’ombelico. Ho conosciuto persone con cui poter parlare VERAMENTE, non so spiegarlo meglio, credo che ognuno abbia i propri motivi per vedere El Dorado in una città straniera, motivi personali soprattutto. Ho una visione decisamente negativa dell’Italia rispetto a questo, un continuo rifarsi alle glorie passate quando la realtà attuale (culturale, politica, intellettuale, sociale) è una catastrofe, e la politica non prova per nulla a rimetterla in sesto. Mi sembra al contrario che continui ad attaccarsi ai settori pubblici, alle scuole!, per tappare le falle. Un Paese che non investe sul futuro dei propri figli si può considerare una “grande civiltà”? Io credo di no. Mi fa incazzare dal profondo questo smantellamento sistematico della scuola e della ricerca, forse perchè mi sono votata a una disciplina che fa della ricerca il suo lavoro, mi sa che è per questo.
Cosa ti manca dell’Italia?
Mi manca il cibo ovviamente. Ho imparato ad amare certe abitudini alimentari francesi ma i tortellini sono i tortellini! Potrei fare tutto un articolo sul cibo italiano che vorrei mangiare in questo momento! Mi manca la famiglia. Mi mancano alcuni amici. Mi manca poco in realtà, non ho mai amato veramente la mia città, (sarebbe meglio dire cittadina..) e sono sempre “fuggita” più lontano. Mi manca poter prendere la macchina e andare a fare un giro col mio cane. Mi mancano dei ricordi un pò sfumati, sul verde, la campagna, l’autunno emiliano, il lambrusco. Mi manca andare al ristorante con pochi soldi per mangiare una pizza, comprare la piadina romagnola uscendo dal pub. Ma in fondo sono abbastanza “massaia” per mangiare italiano a casa mia, le abitudini si cambiano, ci si adatta e se ne trovano di nuove. Quello che ho conosciuto io dell’Italia in 21 anni si può tranqillamente sostituire, a parte la mamma e il papà, ma quelli vengono a trovarmi fra pochi giorni!
Grazie mille per il tempo che ci hai concesso, spero potremo continuare a leggere qualcosa della tua esperienza a Parigi
Grazia a voi, un saluto. Valentina