Accettare un lavoro all’estero o scegliere di rimanere in Italia con la famiglia? Essere o non essere, questo è il dilemma!
La mia vita prende sempre nuove pieghe, cosi velocemente che anche io a volte perdo dei passaggi.
La mia anima vagabonda, sembra, essersi placata. Dopo i miei 9 mesi trascorsi a Londra ho capito che la strada che avevo sempre sognato per me stessa non era proprio la strada più adatta al mio carattere (ma di questo, magari, ve ne parlerò in un altro post).
Scegliere di andare a vivere all’estero
Prima di parlarvi del mio dubbio amletico sul scegliere di andare a vivere all’estero o restare in famiglia, vi parlo un po’ di me.
Sono rientrata, circa 5 mesi fa, a Roma dove ho potuto riassaporare le gioie dello stare in famiglia e con gli amici di sempre. Teoricamente, adesso, sarei dovuta essere in Messico come fotografa per un’agenzia di escursioni locali, con un contratto lavorativo di un anno. Chiamatemi scema (ne avete il diritto), ma ho rinunciato.
Al mio rientro da Londra ho ritrovato il calore umano della mia famiglia e la comprensione che solo le amicizie di sempre possono darmi (quelle che ti capiscono con un solo sguardo) e ho pensato: “Jess, sei pronta a rinunciare di nuovo a tutto questo per un viaggio solitario?”.
Ho pensato, quindi, al mare, alle palme, ai cocktail nel giorno libero, alle mie fotografie durante le escursioni ma, poi, ho anche pensato a tutti i compleanni e momenti importanti della mia famiglia che ho perso: il diploma di mia sorella, i 50 anni di mio padre, il momento in cui mio fratello è passato dall’essere un bambino a uomo, ho pensato ai miliardi di messaggi vocali che le mie amiche mi mandavano quando mi sentivo giù di morale e non avevo vicino nessuno che realmente mi conoscesse, alle festività passate a lavorare in mezzo a famiglie felici che non conoscevo, fantasticando su come stessero festeggiando i miei di famigliari.
A tutte le miriadi di cose che ho vissuto a distanza di cinque anni ed ho, quindi, preso la mia decisione.
Durante questi anni di viaggi più o meno solitari sono diventata la persona che sono, nel bene o nel male. Ma, dopo aver assaporato di nuovo le emozioni che solo le persone che ti conoscono al 100% possono darti, ho deciso di fermarmi qui per un po’.
Non ero pronta all’idea di prendere e partire nuovamente senza guardarmi indietro, probabilmente sto crescendo e sento il bisogno di avere altro e pensare ad un minimo di stabilità, proprio quella che nel corso di questi anni tante persone mi dicevano che, prima o poi, avrei ricercato. Non riuscivo a vedermi di nuovo in viaggio, nuovamente da sola, impegnata a scoprire un nuovo posto, cercami un alloggio, iniziare a lavorare per un’agenzia che non conoscevo e che ancora non mi conosceva, ambientarmi e fare tutto ciò in solitudine. E pensare che fino all’anno scorso mi nutrivo di questo. Della solitudine, per non sentire il noioso senso di attaccamento verso un luogo o persone.
Sono riuscita ad iscrivermi, finalmente, all’università e studiare pubblicità e comunicazione (come ho sempre voluto fare, ma non sono mai riuscita a trovare lo stimolo per fermarmi), ho trovato un lavoro che mi permette di conciliare i miei studi e le mie mille attività (non è di certo il mio lavoro, ma non mi lamento!).
La fotografia e la scrittura rimangono il mio ossigeno, la mia fonte di nutrimento e sono potuta tornare a scrivere il mio romanzo che era rimasto fermo per troppo tempo.
Non vi nego che, ogni tanto, la mia mente vola verso posti tropicali ed alcuni giorni manderei tutto al diavolo, prendere la mia valigia rosa, la mia scorta di bikini, la mia reflex ed un volo solo andata. Ma, poi, guardo la pila di libri da studiare, le tazze di caffè nero impilate una vicino l’altra, la pagina di Word piena di pensieri e sentimenti, il telefono pieno di notifiche con i “buongiorno” delle mie amiche e del mio ragazzo e penso che il sole è dentro di me, nonostante fuori diluvi e sia gelato.
Il punto è, che so bene che molti di voi mi seguono perché sono una di quelle che “ce l’ha fatta”, che è partita da sola, che si è costruita un lavoro dal nulla.
E, magari, alcuni potranno sentirsi spaesati o delusi da questo post, nel mio piccolo continuerò a parlarvi dei viaggi che ho fatto, dei consigli per prendere e partire, per iniziare una nuova vita altrove. Ma, credo sia anche giusto, che io vi parli delle “controindicazioni” del viaggiare. Delle volte sembra l’unica soluzione, partire per allontanarsi da tutti, per iniziare una nuova fase, per scoprire nuovi posti o semplicemente per trovare un lavoro migliore. E io sono partita per tutte queste motivazioni, per diversi anni non ho mai sentito il bisogno di tornare a casa o di fermarmi, stavo bene con me stessa, con il mio lavoro, con la mia solitudine e con la mia valigia in mano.
Posso soltanto darvi un consiglio dal cuore: partite, scoprite il mondo, le nuove culture, fate tutti i lavori possibili (come ho fatto io nei miei ultimi due anni di viaggio) non limitatevi a cercare il lavoro dei vostri sogni, ogni mestiere arricchisce il vostro CV ma soprattutto arricchisce voi stessi.
Viaggiate fino a quando non sentite il bisogno di fermarmi e di mettere su radici, non aspettate il momento giusto perché’ in questo caso non arriverà mai.
Quando qualcuno, soprattutto persone giovani senza famiglia o vincoli a casa, mi scrive chiedendomi: “ma come fai? Io non troverei mai il coraggio. Che consiglio mi dai per riuscire a partire?”
Il mio consiglio è sempre lo stesso: “non ci pensare troppo. Se vuoi partire, parti! Internet è pieno di buone offerte di lavoro (e questo sito ne è la dimostrazione), anche se è un lavoro umile o un lavoro che pensi di non poter fare, accontentati! Non è lo stipendio che rende ricco, se parti per la prima volta all’estero non aspettarti di diventare milionario a meno che tu non abbia una particolare qualifica. La conoscenza, il viaggio rende ricchi. Se al momento non stai lavorando o fai un lavoro che ti lascia un po’ di tempo libero, impiegalo in un modo utile. Studia o migliora il tuo inglese, il web è una fonte inesauribile d’informazioni (talvolta low cost o quasi totalmente gratuite), cosi potrai aspirare sempre a posti di lavoro migliori. Datti da fare e riuscirai a trovare il modo per partire e iniziare una nuova vita o fare una nuova esperienza.”
Per il momento, quindi, “Diario di una fotografa turistica” diventa “Diario di una fotografa in evoluzione”, come vi ho scritto qui sopra, anche io cerco di migliorarmi giorno dopo giorno. “In evoluzione” è cosi che dovremmo, sempre, essere tutti quanti.
Comunque, considerato i miei cambiamenti repentini, io per sicurezza mi sono iscritta ad un corso di laurea telematica, così se dovessi trasferirmi dall’altro capo del mondo potrò continuare, comunque, ad essere in “evoluzione” ma pur sempre on the road!
Jessica