Abbiamo il piacere di intervistare Valentina, italiana che ci racconta la situazione dell’economia della Tanzania. Valentina non ha scelto le solite destinazioni come Londra, Australia e paesi industrializzati, ma ha scelto di vivere in Tanzania.
Ciao Valentina, in questa intervista vorremmo parlare con te della situazione dell’economia in Tanzania, ma prima di iniziare ti vorremmo chiedere cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia?
Ho lasciato l’Italia perché l’azienda dove lavoravamo sia io che il mio compagno (con un contratto a tempo indeterminato) ha chiuso dalla sera alla mattina. Uno shock non da poco.
Io facevo l’assistente di volo e lui il pilota.
Abbiamo deciso di andare all’estero perché in Italia il settore aeronautico è completamente saturo e non c’è assolutamente possibilità di impiego.
Molti colleghi sono andati in Cina, in Vietnam, Singapore, in Indonesia.
Noi siamo andati a Dar es Salaam, a vivere in Tanzania.
Vivere in Tanzania
Di che città sei originaria?
Sono di Catania ,però il mio compagno è di Roma e abbiamo casa li.
Quando hai lasciato l’Italia avevi già un lavoro o sei partita all’avanscoperta?
Lui è partito per primo, è stato assunto da una compagnia aerea con base Dar es Salaam.
Io sono andata inizialmente per un mese per “sondare”il terreno e capire che tipo di attività potessi intraprendere li.
Il mio lavoro da assistente di volo al momento è in “stand-by” in quanto volevo approfittare dell’esperienza tanzaniana per fare qualcosa di nuovo nella mia vita. Esperienza che in fondo avevo sempre sognato.
Quindi ti sei organizzata col tuo compagno per i primi periodi, giusto?
Esatto. Come ti dicevo, sono andata li inizialmente per un mese per capire come fosse la vita in Tanzania. Come fosse vivere in una grande città di uno stato Africano.
Quando poi mi sono trasferita definitivamente è stato ,quindi ,molto più semplice, sapevo infatti a cosa andassi incontro.
Eravamo ,io e il mio compagno, e un gruppo di ex colleghi della precedente azienda e questo ha fatto si che l’impatto fosse meno duro. Non eravamo completamente soli, e non è poco.
Sin da subito siamo stati fortunati perché la compagnia per la quale il mio compagno lavora offriva come benefit l’appartamento. Ed è una grande cosa. A Dar es Salaam gli affitti sono molto cari(una casa come la nostra può costare 2000 USD al mese, e noi non siamo nella zona “in” della città dove gli affitti sono addirittura inavvicinabili.)
I primi giorni è stato un po’ strano orientarmi in questa nuova e stranissima città. Poi pian piano senza rendermene conto diventò tutto normale. L’impatto c’è, è impossibile negarlo.
Fisicamente “muoversi”per la città è un problema.
Il sistema di trasporto pubblico è pessimo(pullman minuscoli strabordanti di gente e ritardi senza pietà).Per spostarci usavamo inizialmente solo il Bajaj. Una specie di Ape. Che sono dei taxi veri e propri. Da sei mesi circa abbiamo preso uno scooter e va decisamente meglio. Gli autisti dei Bajaj guidano come pazzi!
Meglio fare da se!
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Ed ora di cosa ti stai occupando e com’è vivere in Tanzania?
Pochi giorni dopo il mio arrivo iniziai a mandare curriculum nelle catene alberghiere.
Ho fatto un internship presso un grande Hotel nel settore Sales & Marketing.
Esperienza molto utile che mi ha permesso al tempo stesso di essere più indipendente rispetto a un vero e proprio lavoro in quanto devo tornare in Italia ogni 3 mesi circa perché sto ultimando il mio terzo anno in Scienze per la Comunicazione internazionale (ho dovuto rallentare, vista la situazione, ma spero di terminare al più presto).Studio in Tanzania e poi mi presento alle sessione di appello in Italia.
Perché avete scelto la Tanzania?
Abbiamo insieme scelto di venire in Tanzania inizialmente per la sua offerta lavorativa che era molto buona.
Non avrei potuto immaginare che mi sarei letteralmente innamorata di questo posto!
La Tanzania è una terra che offre tantissimo.
Oltre ai famosi Safari e le isole dell’arcipelago di Zanzibar offre tutti i giorni la possibilità di scoprire qualcosa di nuovo. E’un avventura giornaliera!Non c’è modo di annoiarsi.
Com’era il tuo inglese prima di partire?
In Tanzania la prima lingua è lo swahili. La seconda è l’inglese. In ambito lavorativo si parla quasi sempre in inglese.
Per strada invece abbiamo trovato qualche difficoltà.
Già dalle loro scuole superiori le lezioni sono in inglese, quindi chi ha un livello di studi inferiore non lo parla fluentemente.
Il mio Inglese era intermedio. Per un assistente di volo è uno dei requisiti base per poter accedere alle selezioni. Poi avevo passato vari periodi all’estero per perfezionare la lingua, ma sempre brevi.
Dopo un anno qui il mio inglese è notevolmente migliorato, anche se sono lontana dal definirmi brava!
In più non è l’inglese British ma è un inglese parlato da tanzaniani ,indiani ,sudafricani ,pakistani.
E non vi dico cosa ne esce fuori!
Quali secondo te sono gli aspetti positivi, nel settore lavorativo e nella vita privata, che trovi qui mentre in Italia no?
La principale differenza è che mentre in Italia la crisi sta raggiungendo picchi mai visti e le aziende chiudono in massa, in Tanzania ,invece, il business è in continuo crescere. Gli investimenti sono tanti. E’ tutto un fiorire di attività.
Questo sta permettendo la nascita anche di una fascia intermedia, che sta in mezzo tra i ricchi(molto ricchi) e i poveri.
Questa nuova fascia sociale inizia a essere un numero non indifferente. Li trovi ogni mattina in fila per andare a lavoro presso banche, uffici pubblici e privati, assicurazioni, investimenti .Li vedi la sera in giro per i locali. Li vedi con i loro smartphone e i loro Ipad .Li riconosci immediatamente. E loro vogliono farsi riconoscere.
La Tanzania sta cambiando, ma credo che ancora ci vorrà altro tempo per potersi avvicinare all’Europa.
La cosa che non tollero invece è come il governo sia completamente assente.
La corruzione è un problema reale. La polizia ti ferma per strada e con scuse banalissime (e molte del tutto infondate )e ti vuole portare in centrale, allora tu allunghi la mano e gli dai “qualcosa” per essere lasciato in pace. E’ una cosa assurda. Per noi Europei è difficile da accettare. Per fortuna a me è successo solo una volta .In genere, almeno a Dar es Salaam, tendono a fermare meno i bianchi, o come ci chiamano loro Mzungo (musi bianchi).Hanno paura che tu possa incavolarti seriamente.
E fermano anche in base al tipo di macchina. Se la macchina è costosa non ti fermano perché hanno paura di chi ci sia dentro. Fermano la gente con meno possibilità. Vergognoso, lo so.
C’è qualcosa che ti manca dell‘Italia?
Dell’Italia mi manca la libertà di fare qualunque cosa.
Tipo una passeggiata visto che qui è pressoché impossibile dato che non ci sono marciapiedi.
Qui fa buio presto, verso le 18 e da quell’ora uscire da soli è sconsigliato, oltre che per pericolosità (anche se io non ho mai avuto problemi) per il fatto che le strade non sono illuminate.
Chiaramente poi gli affetti. Famiglia e amici mi mancano tutti i giorni. Per fortuna tra Skype, WhatsApp e gli altri social network essere expat è molto più facile oggi!
E poi, chiaramente, il cibo.
Arrivi a sognare la mozzarella di bufala!! 🙂
È stato un vero piacere parlare con te, Valentina. Molto interessante la parte dove hai parlato della crescita economica della Tanzania, può essere uno spunto per molti nostri lettori.
Grazie a voi per questa opportunità che mi avete concesso. Un saluto a tutti i lettori dalla Tanzania!