Eccovi il racconto del secondo stop del viaggio di Sara verso l’Australia. Il primo è stato a Dubai ed ora ci racconta la giornata passata a Singapore.
Il breve pit stop a Dubai si chiude con una traversata notturna verso Singapore, nel mitico Airbus A380!
A differenza di Dubai, dove più o meno conoscevo i modi di fare dei locali, l’Asia era per me una meta ancora inesplorata.
Mi hanno colpito subito la discrezione e il silenzio, pur essendo italiana, addirittura con origini partenopee, detesto fortemente il gracchiare e le urla da mercato del sabato; d’altronde, non penso di aver nulla di così grave da espiare per dovermi sorbire i melodrammi altrui!
Da maniaca dell’igiene quale credo di essere, non ho potuto non adorare in forma smisurata l’equipaggio di terra che ti riceve con la mascherina antibatterica e il tassista che guida con un guanto, is this a fucking paradise?!?!!!
La corsa in taxi mi costa 29$, fino a River Valley Close (circa 10 minuti a piedi da Orchard Road), dove avevo prenotato due notti in appartamento condiviso per 100€ (escluse spese Airbnb).
Lì mi riceve la copia mignon di Buddha, ovvero il fratello della ragazza che gestiva la casa su Airbnb.
Con mio immenso sgomento scopro che il bagno non è privato, nonostante me ne fossi accertata con lei prima di prenotare, lo faccio notare ed allora Buddi chiama la Gran Hermana, Juliet, che mi accusa di aver capito male e, non paga, mi mostra il tubo accanto alla tazza che con ardito coraggio osa chiamare “doccia”.
Dopo una giornata intera di visita a Dubai a 40°, dopo una notte in viaggio, dopo un lavaggio notturno alla meno peggio nel bagno dell’aeroporto di Dubai (dove mi conoscono tutte le cleaner oramai!), la cosa che più desideravo al mondo era una utopistica doccia, con piatto annesso possibilmente, in un chimerico bagno privato!!
Ero sicurissima di non essermi sbagliata, perché “private toilet” era un filtro che non mi era sfuggito nella ricerca, infatti, ricontrollando i messaggi che ci eravamo scambiate, avevo più che ragione…
Stavo per risponderle: Ah Julié, ma sei proprio ‘na cazzara!! Ma sarà per la stanchezza, sarà per le positive vibes che mi ero ripromessa, mi congedo con un serafico “maybe it was a misunderstanding”.
E meno male perché dopo un’ora avevo già bisogno di lei perché mi si era rotto l’adattatore, mi cede il suo e mi dà delle dritte per la serata.
Devo dire che Buddi e la cazzara sono stati veramente carini con me…anche se, nonostante le varie richieste che mi abbia mandato, non ho scritto una recensione a suo favore sul sito di Airbnb no no no!!
Dopo una siesta, decido di dirigermi a piedi a Chinatown, e, senza saperlo, incappo nella Fire Walking, un festival Hindu che si tiene in più Paesi, e “seguo” dall’altro marciapiede le scene e la processione, finché entrano nel Sri Mariamman Temple, ovvero il tempio hindu di Singapore.
Passo quindi al Maxwell per cenare, si tratta di un hawker, vale a dire uno spazio aperto dove sono concentrati più posti che vendono cibi provenienti da diverse cucine.
Era tardi ed ero affamata, così sono andata al primo chiosco aperto e ho preso un piatto arabo di cui non ricordo neanche il nome (4$).
Ho proseguito poi per la zona di Clarke Quay, una sorta di lunapark per giovani con locali di tutti i gusti; mi fermo al Crazy Elephant, dove c’era una fantastica jam session di Jazz/Blues/Funky. Durante tutta la serata ho percorso non so quanti chilometri a piedi, ma è stato fattibile!
Nonostante la stanchezza e la notte insonne, per colpa del fuso orario non riesco a dormire subito e la mattina successiva la passo tutta a letto (sarà sempre per l’incombente vecchiaia di cui si parlava in qualche post fa!).
Verso ora di pranzo decido di andare ad Orchard Road, la famosa via popolata esclusivamente da centri commerciali. Ammetto che persino per me, che odio lo shopping e i centri commerciali, è stata una fatica resistere alla tentazione!
Successivamente vado al Marina Bay Sand, il famoso hotel con una barca in cima e la famosissima “Infinity Pool”, la piscina con vista al 55esimo piano (a cui purtroppo puoi accedere solo se sei cliente dell’hotel….mi sono ripromessa che prima o poi mi concederò una notte lì!).
Salgo sulla torre 3 per vedere la città dall’alto, ma ci sono nuvole, quindi decido di non aspettare il tramonto per andare nel quartiere arabo, come mi avevano consigliato, e vederlo ancora con la luce. Inutile dire che mi è piaciuto tanto, solo la vista della moschea mi ha fatto impazzire, ma non voglio condizionare nessuno perché già ho detto in un altro post che sono di parte (eludendo qualsiasi connotazione religiosa).
Decido di lasciarmi Little India per la mattina successiva, prima di ripartire, Singapore mi è sembrata proprio come mi aspettavo: un crocevia di culture che convivono pacificamente.
La cena la consumo in un altro hawker, il Newton Food Centre (detto anche Circus) per provare il famoso “Pepper Crab”, granchio al pepe per i meno avvezzi!
Attenzione che vi viene indicato il prezzo per etto, quindi applicatevi e vedete di non fare la mia stessa figura di cacca quando ti sparano 40$!!
Per il dopo cena mi dirigo a Robertson Walk, come mi avevano consigliato, ma era tardi, di lunedì e l’unico bar aperto non serviva il Singapore Sling, ma non potevo andarmene senza provare il cocktail tipico!!
Quindi torno a Clarke Quay sicura di non sbagliare! Il Crazy Elephant stava chiudendo e mi fermo al bar a fianco, il Noir. Faccio appena in tempo a sedermi al bancone che vengo invitata a un giro di Jaeger Bomb dai miei vicini! Il barista (simpaticissimo, con cui finirò a bere l’ultima birra ad Arab Street) mi prepara il cocktail tanto ambito.
E con un Singapore Sling brindo alla mia nuova vita che sarebbe iniziata il giorno successivo….
PS. Per chi non avesse letto gli altri post, il giorno dopo sono andata a Brisbane a toccare con mano l'”Australian Dream”.
PPS. Una passeggiata a Little India merita.
PPPS. Il taxi per l’aeroporto mi è costato 19$.