La crisi in Italia è finita, ora inizia la fase di crescita. Questo è ciò che è stato raccontato agli italiani negli ultimi mesi, soprattutto ad inizio del 2014. Nel mio piccolo ero abbastanza sorpreso da queste notizie visto l’elevato numero di richieste di informazioni per l’estero che ricevo sul gruppo Facebook dove ci sono più di 10 mila membri (clicca qui per accedere) e via email (indirizzo: stefano@viviallestero.com) ogni giorno. Richieste non solo da parte di giovani che hanno voglia di provare un’esperienza nuova che gli permetta di conoscere nuove culture e nuovi mercati, ma anche (e soprattutto) da 40enni con famiglia che hanno perso il lavoro e che non riescono a reintrodursi nel mercato del lavoro nazionale.
Ma comunque mi sono fidato ed ero molto contento di vedere uno spiraglio di luce per la mia nazione ed i miei connazionali.
Fino a quando ho letto questa notizia pubblicata in data 01 Aprile 2014 da Corriere.it (e purtroppo non è un pesce d’Aprile):
“Sale al 13% il tasso di disoccupazione generale, record negativo a partire dal 1977” e anche “il dato della disoccupazione che riguarda i giovani nell’etá compresa fra i 15 ed i 24 anni è salito al 42.3%”.
Ciò che più mi stupisce di più è il fatto che si parli di ricrescita quando invece i dati reali stanno inanellando un record negativo dietro l’altro.
Notizia di Gennaio: la disoccupazione sale la 12.7% (è record)
Notizia di Febbraio: la disoccupazione sale al 12.9% (è record)
Notizia di Marzo: la disoccupazione sale al 13% (è record)
E’ vero che tutta l’Europa sta vivendo un periodo di crisi, ma se andiamo a guardare il tasso di disoccupazione della Germania vediamo che si attesta al 6.7%, ovvero quasi la metá di quello italiano.
Una buona parte dei problemi del lavoro italiano (e non) è causata dal rapido mutamento che il mondo del lavoro mondiale ha subito negli ultimi anni. La nascita ed il continuo sviluppo di nuove tecnologie ha completamente modificato la geografia delle industrie. Soprattutto quando parliamo del settore dei servizi parliamo di aziende che possono tranquillamente operare a migliaia di kilometri di distanza dal loro cliente. Tutto ciò grazie ad internet ed i suoi strumenti, possibilità invece non disponibili anni fa.
Questo è il concetto base della globalizzazione e quindi se ne parliamo quando pensiamo alle industrie dovremmo cominciare a parlarne anche quando parliamo del lavoratore che cerca un impiego.
Se guardate le offerte di lavoro per italiani all’estero che sono presenti in questo link (clicca qui), noterete che oltre ad offerte per cuochi e pizzaioli, ci sono tante offerte di lavoro in società con clientela italiana, ma situate in diverse nazioni.
Anche a me è capitato di lavorare in multinazionali all’estero per seguire la clientela italiana, mi è successo in Irlanda, in Australia e anche in Sud Africa.
E per questi motivi che cerco di insistere il più possibile per far capire quanto sia importante la conoscenza della lingue inglese. Oramai quando si cerca lavoro non lo si può più cercare solo nella nostra cittá e spesso nemmeno solo nella nostra nazione, ma dobbiamo essere in grado di fare una ricerca più vasta.
Un saluto,
Stefano