Abbiamo il piacere di parlare con Maddalena, italiana che si è trasferita a Londra per inseguire il suo sogno, ovvero quello di lavorare per ciò che aveva studiato. Diventare avvocato vuol dire tanti anni passati sui libri e tanti sacrifici, ma nonostante l’impegno e la passione, per molti riuscire a lavorare in questo settore in Italia sta diventando sempre più difficile.
Questa intervista è interessante anche per chi non vuol diventare avvocato, ma desidera realizzare i propri sogni fuori dai confini italiani.
Ciao Maddalena, è veramente un grosso piacere per noi poter scambiare due parole con te. Il tuo profilo è molto interessante e ci piacerebbe che spiegassi chi era “Maddalena” prima di partire.
È un piacere per me poter raccontare la mia esperienza. Dunque, posso dirvi che sono un avvocato italiano, affrontavo quotidianamente l’incubo della libera professione in Italia, pur essendo da sempre stata convinta che il mio futuro non sarebbe stato nel mio paese di origine.
Mi sono laureata presto, ho effettuato i due cosidetti anni di pratica legale (ovviamente non pagati, come succede nella maggior parte dei casi in Italia) e ho superato l’esame da avvocato. Poi ho fatto un master in studi diplomatici. Tutta la mia carriera accademica ha avuto un taglio internazionale che però, purtroppo, non consentiva sbocchi lavorativi adeguati in Italia, in cui le professioni legali sono strettamente legate alla realtà nazionale e vengono ancora svolte in maniera molto (troppo) tradizionale.
Ho sempre saputo di avere bisogno di un ambiente lavorativo diverso e più dinamico, in cui fossero riconosciuti, anche economicamente, gli sforzi e l’impegno profusi da chi fa una professione di tipo intellettuale.
In Italia c’è questa strana concezione per cui se sei un professionista (avvvocato, architetto, ingegnere o quant’altro) sei sempre strapagato e per di più non fai nulla, così i clienti decidono arbitrariamente di non pagarti nonostante tu abbia profuso tantissimo tempo, impegno e professionalita’ nello svolgere il tuo lavoro (e recuperare i crediti è un incubo).
Professionalità (così come meritocrazia), purtroppo, è una parola abbastanza sconosciuta in Italia: è quasi vista in maniera spregiativa.
Per tutte queste ragioni ero già intenzionata ad andarmene da un po’ di tempo poi è arrivata la spinta finale per farlo: ho incontrato una persona molto speciale che abitava nella città europea che sentivo più affine e dopo qualche mese di “preparazione” in cui ho sondato il terreno, mi sono trasferita a Londra.
E di dove sei originaria Maddy?
Vengo dalla stessa città di Stefano, ovvero da Senigallia, in provincia di Ancona. È un bel posto, ha qualcosa di felliniano…
Come ti sei organizzata per il lavoro quando sei partita?
Non avevo ancora un lavoro, ma, come ti dicevo, prima di trasferirmi definitivamente ho fatto sei mesi da “pendolare”, per cercare di capire come funzionasse il mercato del lavoro, cosa cercare e dove. Credo che una delle difficoltà maggiori nel cercare lavoro all’estero sia proprio imparare a capire come funzioni il mercato del lavoro fuori, cosa è richiesto, come si affronta una job interview e come deve essere fatto il CV.
(vi ricordiamo che se volete un CV vincente per il mercato estero, potete farvi aiutare dai nostri esperti. Inviateci un’email all’indirizzo admin@viviallestero.com con oggetto “CV Vincente”. Un buon CV è il miglior modo per farsi conoscere ed apprezzare, non averlo ben fatto vorrebbe dire sprecare delle possibilità lavorative)
Una volta trasferitami in via definitiva, ho iniziato la ricerca del lavoro vera e propria, anche se ho fatto degli aggiustamenti, ho capito molto presto che dovevo essere flessibile e e cercare di adattare competenze e desideri.
Ma facciamo un passo indietro, spiegaci meglio perchè hai scelto Londra.
Per due ragioni fondamentali: la prima perchè è una città che mi somiglia molto e che conoscevo bene, di cui apprezzo la mentalità e il modo di vivere; la seconda è che qui viveva già da molti anni la persona speciale di cui ti dicevo prima e che adesso è mio marito!
Ora Maddalena, vorremmo toccare un punto che per qualcuno non è importante, invece è fondamentale. Com’era il tuo inglese prima di partire e quanto è stato importante per la tua carriera a Londra?
Ho iniziato a studiare inglese quando avevo 5 anni, ho studiato all’estero durante l’università e la conoscenza profonda dell’inglese era uno dei requisiti richiesti per accedere al master che ho frequentato, dunque penso che che fosse molto buono, però vi assicuro che affrontare per la prima volta un colloquio di lavoro a Londra è stato comunque diffcile, così come usare un linguaggio tecnico al lavoro ogni giorno.
Quindi direi che l’ottima conoscenza della lingua è stata essenziale. Rimango stupita quando sento molti ragazzi che vogliono partire per trovare lavoro all’estero senza parlare la lingua del paese in cui intendono lavorare: è impossibile trovare un lavoro a Londra senza parlare inglese. L’unica opzione sarebbe lavorare (e non certo in sala) in un ristorante italiano gestito da italiani, ma anche questo e’ un falso mito: accadeva così forse fino agli anni 90, oggi di sicuro no. Perchè mai un datore di lavoro dovrebbe impiegare qualcuno incapace di esprimersi nella lingua del paese in cui intende lavorare?
È stato difficile adattare le tue conoscenze professionali al mondo del lavoro inglese?
Non è stato facile, ho dovuto fare i conti con una concezione delle professioni legali molto diversa dalla nostra, anche se decisamente più dinamica e moderna.
Quali, secondo la tua opinione, sono gli aspetti più importanti che un italiano deve curare per trovare lavoro a Londra?
La precisione, la puntualità e la professionalità. Non si viene qui a “ fare i furbi”, a inventarsi competenze che non si hanno: qui se ne accorgono subito e ti sbattono fuori. Molti italiani che vengono a Londra dovrebbero tenere a mente che qui i furbetti non piacciono a nessuno. Il sistema funziona davvero sul merito e non sulle presunte amicizie e conoscenze. A Londra si lavora duro, molte più ore che in Italia, e ci sono molte meno giornate di festa rispetto alla nostra nazione: se uno non è pronto ad accettarlo meglio non venire.
Oramai è un po’ di tempo che hai iniziato a lavorare, per cui ti chiadiamo quali sono gli aspetti positivi, nel settore lavorativo e nella tua vita privata, che qui trovi mentre in Italia no.
Nel settore lavorativo il grande rispetto per il lavoro altrui, la meritocrazia e la modernità del sistema: c’è molta meno burocrazia che in Italia, gli inglesi, per fortuna, sono un popolo molto pratico. Nella vita privata la possibilità di poter davvero progettare un futuro in un paese che per molti versi mi somiglia molto più che l’Italia .
C’è qualcosa che ti manca dell’Italia?
La famiglia e gli amici di una vita, ovviamente. E poi il mare: della mia terra mi manca la vita vera e propria di una città di mare, i suoi ritmi più rilassati, i suoi odori ed i suoi colori.
Tenendo conto dei pro ed i contro, sei soddisfatta della scelta di vita che hai preso?
Soddisfattisma. Anche se non è stata una passeggiata, ho dovuto conquistarmi ogni singola cosa e lo faccio tutt’ora.
Concludiamo questa intervista con un consiglio per chi sta pensando di trasferirsi a Londra.
Di pensarci bene, molto bene. Londra può essere una città molto dura (oltre ad essere decisamente non economica) che richiede un grande impegno. Bisogna arrivarci preparti e con le idee abbastanza chiare di cosa si vuole fare qui. E soprattutto: non pensate di trovare lavoro se non parlate inglese.
A nome nostro e di tutti i lettori di Viviallestero.com vogliamo ringraziarti per la bellissima intervista che ci hai rilasciato. Grazie Maddalena!
Grazie a voi, è stato un piacere!