Oggi abbiamo il piacere di parlare con Sasà, uno dei tanti italiani che hanno deciso di trasferirsi a Barcellona. Sasà è un musicista, e ha deciso di trasferirsi in una delle città più cosmopolite e aperte verso le nuove culture d’Europa. Leggiamo la sua esperienza.

Ciao Sasà e benvenuto su Viviallestero.com. Ci piacerebbe sapere il motivo per cui hai lasciato l’Italia.

Il motivo che ha fatto scaturire in me la voglia di andarmene è stato quello che mi sentivo saturo dei meccanismi di interazione sociali e culturali adottati in Italia.

Musica Barcellona
Di che città sei? Sono nato in Abruzzo, ma vissuto a Roma.

Quando hai lasciato l’Italia avevi già un lavoro o sei partito all’avanscoperta?

Sono un musicista, precisamente un percussionista, e quindi si può dire che sono partito con un lavoro anche se non ci sono specifiche formule contrattuali nel nostro lavoro.

Come ti sei organizzato per partire? Conoscevi qualcuno? Hai vissuto i primi giorni in ostello? Come ti sei mosso appena arrivato?

Non ho avuto grandi problemi a trasferirmi, ho molti amici qui e quindi non ho avuto problemi per trovare casa, per ambientarmi, per sentirmi a mio agio.

Perche hai scelto Barcellona?

La ritengo un posto estremamente cosmopolita e culturalmente molto attiva, oltre ad avere una architettura moderna e storica molto bella.

Com’era il tuo livello di spagnolo prima di partire?

Direi molto buono avendo vissuto un anno a L’Avana per studi di antropologia musicale e ritmiche cubane.

Quali secondo te sono gli aspetti positivi, nel settore lavorativo e nella tua vita privata, che qui trovi mentre in Italia no?

Nel settore lavorativo ho la sensazione che ci sia maggiore meritocrazia oltre ad una migliore retribuzione. Per quanto riguarda l’ambito privato, la cosmopoliticità di cui parlavo prima porta le persone ad essere più comunicative e pronte alla socializzazione, l’Italia, purtroppo, ancora mi sembra meno “pronta”.

Cosa ti manca dell’Italia?

Ovunque poggi il mio cappello li è casa mia(non ricordo l’autore della citazione) nulla che un cittadino europeo aperto e pronto ad apprendere non possa trovare in altri posti.

Per concludere possiamo dire che un altro dei tanti ragazzi che abbiamo intervistato, ci fa capire che all’estero si “respira” la meritocrazia che, purtroppo, sta bloccando la crescita del nostro paese. Ogni qual volta si preferisce un “amico” a una persona più competente e meritevole, il paese fa un passo indietro.