Abbiamo il piacere di intervistare Maria Teresa, italiana che insieme a suo marito vive da diversi anni negli Stati Uniti. Grazie alla sua intervista vogliamo fornire un’esperienza di vita di coloro che sono riusciti a fare il grande trasferimento dall’Italia verso oltreoceano. Maria Teresa è ora scrittrice e ha pubblicato diversi libri. Leggiamo la sua intervista.

 

Ciao Maria Teresa, piacere di averti fra noi. Raccontaci perchè hai lasciato l’Italia.

Ho lasciato l’Italia per seguire mio marito nella sua assegnazione all’estero tramite la società per cui lavorava.

Intervista a Maria Teresa, italiana che vive negli USA

Di che parte dell’Italia sei?

Sono nata e cresciuta a Roma dove ho vissuto fino agli inizi del 1995, e cioè fino a quando mi sono poi trasferita negli USA. Le mie origini sono, comunque, meridionali… e, andando a ritroso, teutoniche (da parte di padre) e greche (da parte di madre). Al momento sto approfondendo delle ricerche genealogiche per la stesura di un romanzo autobiografico-storico-genealogico che spero di pubblicare entro la fine dell’anno… in lingua italiana prima, poi in inglese.

 

Quando hai lasciato l’Italia avevi già un lavoro o sei partita all’avanscoperta?

Quando ho lasciato l’Italia, dove lavoravo da anni per la Pubblica Amministrazione, ho preso prima due anni di aspettativa non retribuita, poi, una volta che mio marito ed io abbiamo deciso di rimanere negli USA, ho dovuto dimettermi dall’impiego. Quindi, per rispondere alla tua domanda, quando sono partita non avevo un lavoro ed ho vissuto il tutto come una grande avventura all’inizio, poi quando ho deciso di dimettermi è stato come fare un salto nel buio. Tuttavia, dal momento in cui mi trasferii nel lontano 1995, mi sono tenuta molto impegnata con attività di volontariato di vario tipo, collaborando con non-profit operanti in vari settori ed utilizzando internet.

 

E quindi come ti sei organizzata? Dove hai vissuto i primi giorni? Come ti sei mossa appena arrivata?

Prima di trasferirci, quindi mentre eravamo ancora a Roma, siamo entrati in contatto con cittadini americani, amici di amici, che ci hanno aiutato a trovare un appartamento in affitto e a sbrigare tutta la documentazione via fax (per le firme) e quant’altro. Una volta trasferiti ci siamo visti con alcuni colleghi italiani di mio marito, anche loro in assegnazione negli USA, che ci hanno parlato della loro esperienza e di alcune differenze o particolarità della cultura americana che avevano notato. Devo dire che da questo punto di vista siamo stati piuttosto fortunati perché, non conoscendo il posto né la cultura, è assolutamente fondamentale avere dei punti di riferimento, o quantomeno persone in grado di darti consigli sul da farsi.

 

Perchè te e tuo marito avete scelto gli USA?

Sin da bambina sognavo di visitare l’America, di girare il mondo, di conoscere persone di altre lingue e culture, cosa che ho comunque avuto la possibilità di “assaporare” anche in Italia. Venire qui negli USA è stata un’occasione che ci si è presentata, che hanno offerto a mio marito e che, insieme, abbiamo deciso di prendere.

 

Che lingue parlavi e a che livello quando sei partita?

I miei genitori mi fecero studiare inglese sin da bambina. Il primo corso lo frequentai all’età di 7 anni. Poi ho continuato a studiarlo alle medie, alle superiori, diplomandomi presso l’Istituto Tecnico per il Turismo quale Perito Tecnico per il Turismo dove ho studiato anche 5 anni francese e 5 tedesco, e poi ho proseguito lo studio delle lingue per due anni all’Università La Sapienza – Facoltà di Magistero, Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere Moderne, dove però avevo quadriennalizzato tedesco.  Poi, non sentendomi particolarmente motivata, abbandonai l’Università e studiai due anni giornalismo. Avevo un’ottima conoscenza – a livello grammaticale – di tutte e tre le lingue, ma la lingua che parlavo meglio era sicuramente l’inglese. Avevo avuto, però, sempre professori o italiani o di madrelingua inglese, ma inglesi, irlandesi, e australiani, quindi tutti con un accento piuttosto “British”.  Imparare ed adattarmi all’accento e al linguaggio “Standard American” è stato, in un certo senso, come ritornare sui banchi di scuola. Soprattutto all’inizio è stato difficile capire la gente a causa del loro accento (che comunque varia a seconda dello Stato e dell’area in cui vivi – tutti gli americani hanno un accento), ma siamo sopravvissuti :-).

 

Di cosa ti occupi ora e quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Negli USA ho ripreso gli studi universitari e mi sono prima diplomata in giornalismo all’American College of Journalism, dal momento che ho sempre avuto la passione per la scrittura. Successivamente ho conseguito 3 lauree, rispettivamente il Bachelor, il Master ed il Dottorato, in Salute Olistica presso Global College of Natural Medicine, una università privata con programmi straordinari, che però ha chiuso poco dopo che ho terminato il mio percorso accademico. Tramite questi studi, mi sono specializzata in Naturopatia (quindi Alimentazione ed Erbalismo sia occidentali sia orientali, incluse l’Ayurveda e la Medicina Maria Teresa (Foto Skype)Tradizionale Cinese, nonché altre metodologie olistiche) ed in Omeopatia Classica, cui ho affiancato molti altri corsi e certificazioni sempre legate al settore salute e benessere, per tenermi al passo con la professione, ampliare ed approfondire le mie conoscenze.

Inoltre, svolgendo da più di 30 anni attività di coaching, iniziata, almeno nel mio caso, come coaching personale e spirituale, ho approfondito anche questo settore studiando ed ottenendo certificazioni in Gestione della rabbia, Analisi del conflitto, Negoziazione e gestione del conflitto, Terapia di coppia: Strategie di comunicazione, Riduzione dello stress attraverso la consapevolezza (Mindfulness).

Dopo aver inziato a pubblicare articoli sin da bambina ed aver proseguito negli anni con collaborazioni letterarie/editoriali con vari giornali e riviste, e pubblicato anche alcune poesie ricevendo delle Honorable Mentions e Literary Awards, nel 2015 sono approdata alla pubblicazione del mio primo libro The Dynamics Of Disease and Healing: The Role That Perception and Beliefs Play In Our Health and Wellness (La Dinamica della Malattia e della Guarigione: Il Ruolo che Percezione e Credenze hanno nella nostra salute e nel nostro Benessere) che è la mia dissertazione finale che ho discusso e difeso al termine del mio percorso accademico, e di cui ho realizzato anche la versione kindle, ristretta, Disease and Healing Dynamics (Dinamica della Malattia e della Guarigione), sempre in versione inglese.

Si tratta di un viaggio nel mondo della salute e del benessere, della consapevolezza, del sistema di percezioni e di credenze e del loro conseguente impatto sullo stato di salute o di malattia e sulle loro dinamiche.  Perché ci ammaliamo? Perché alcuni individui guariscono anche solo con un placebo ed altri no, a prescindere dalla tipologia di cura cui si sottopongono – che sia tramite la medicina convenzionale o tramite terapie olistiche/naturali/integrative/complementari/alternative?  Ci sono fattori intangibili, e quindi non provabili in laboratorio, che influenzano o addirittura determinano sia la malattia sia la possibilità di guarire, e se sì, quali sono?  I risultati ottenuti sono il frutto di 9 mesi di ricerche e di osservazione di 7 Casi-studio che ho condotto e che ho riportato in entrambe le pubblicazioni.

Successivamente ho pubblicato, sia in inglese sia in italiano, un opuscolo, in versione sia cartacea sia kindle, sul PTSD (Post-traumatic Stress Disorder, ossia il Disordine da Stress Post-traumatico), una grave condizione mentale che miete ogni anno migliaia di vittime di traumi fisici, mentali e/o emotivi (conseguenze ad esempio, di guerra o violenza sessuale). Il titolo è Conquistare l’Invisibile: Approccio Olistico al PTSD  (Edizione italiana) e PTSD:CONQUERING THE INVISIBLE: A Holistic Approach to Post-Traumatic Stress Disorder (Edizione inglese), che tra l’altro ho dedicato alla memoria di mio padre che ne ha sofferto tutta la vita a causa dei traumi emotivi subiti da bambino e causati dai bombardamenti aerei durante la Seconda Guerra Mondiale.

A questi opuscoli sono succeduti altri due libri: DARE to RISE – Reshaping Humanity by Reshaping Yourself di cui sono coautore con il mio collega francese, nato a Ginevra e residente a Londra, Denis Gorce-Bourge – che si occupa di coaching aziendale e sviluppo personale sul posto di lavoro ed è direttore di GB Life Coaching – grazie ad una collaborazione a distanza che è durata 4 anni circa, e Hunting for The TREE of LIFE – A Spiritual Journey in the Garden Traditions di cui sono coautore insieme al Ministro di culto (pensionata) e studioso biblico Dr.ssa Anneli Sinkko, nata in Finlandia ed emigrata da vari decenni in Australia, a Brisbane, laureata in Filosofia della Religione presso l’Università del Queensland. Anneli è stata non solo ministro di culto per la sua chiesa, ma anche missionaria e soprannominata Talatala dai suoi amici delle isole Fiji e Auntie (“zietta”) dagli aborigeni australiani.  Siamo riuscite a scrivere il libro insieme in tempo record.

DARE to RISE – Reshaping Humanity by Reshaping Yourself (OSA ELEVARTI – Rimodellare l’Umanità Rimodellando Te Stesso) è stato concepito come una sorta di guida al risveglio della coscienza della gente per aiutarla a vedere in quale straordinario modo ognuno di noi può contribuire a fare la differenza iniziando con l’apportare piccolissimi cambiamenti nella propria vita quotidiana.  Sviluppare Consapevolezza e Presenza nella vita può cambiare completamente la nostra percezione, dimostrare come possiamo assumerci appieno le nostre responsabilità e contribuire nell’insieme alla creazione di un mondo migliore. Attraverso una profonda esplorazione dell’Amore, delle relazioni, del sesso, della salute e del lavoro, invitiamo il lettore ad intraprendere un incredibile viaggio su di SÉ! Più comprendiamo quanto è grande il potere che abbiamo sulla nostra propria vita più il Mondo diventa amichevole ed invitante. Divenire più felici è il maggior contributo che ognuno di noi possa dare alla realizzazione di un futuro migliore per l’Umanità.

Hunting for The TREE of LIFE – A Spiritual Journey in the Garden Traditions è dedicato a tutti coloro che riconoscono la propria esistenza, e tutto ciò che – di visibile o invisibile – esiste, come la conseguenza dell’operato di un’Intelligenza Superiore da cui ogni cosa ha avuto origine, dipende e a cui è collegata.

Qualunque sia la nostra comprensione del concetto di Dio – che lo si chiami l’Iddio Onnipotente, il Creatore di ogni cosa, Yahweh, Geova, Allah, il Grande Spirito, la Fonte, la Consapevolezza Suprema, la Mente dell’Universo, il Campo o comunque lo si desideri in armonia con il nostro intendimento, la nostra conoscenza ed abilità di connetterci a Lui/Lei in maniera profonda a livello personale concependolo/a come un Padre amorevole o piuttosto come Energia Dinamica in movimento, ma entrambi aventi personalità, volontà ed uno scopo, Anneli ed io invitiamo i lettori ad unirsi a noi in questo entusiasmante viaggio spirituale.  Nel farlo speriamo i lettori possano concentrarsi su ed apprezzare il Messaggio Universale rivolto a tutta l’Umanità così come sugli aspetti simili e che accomunano tutte le religioni e che possono aiutarci a costruire una base comune al fine di negoziare e, possibilmente, superare le nostre differenze, i nostri contrasti ed i motivi che ci separano.

Noi tutti non siamo che Una Cosa Sola e siamo tutti legati da vincoli di sangue dal momento che proveniamo dalla stessa FonteLibri Maria Teresa negli USA e dagli stessi avi o progenitori.  Ci auguriamo di riuscire un giorno a capire definitivamente che non siamo altro che una grande famiglia e ad operare finalmente in armonia con ciò con tutto l’amore di cui ognuno di noi è capace.

Dal momento che Anneli ed io veniamo da un passato religioso e spirituale molto diverso e diverso è anche, di conseguenza, l’intendimento che ognuna di noi ha di alcuni elementi fondamentali della religione in generale e del cristianesimo in particolare, laddove avevamo idee diverse, abbiamo presentato il tutto al pubblico e lasciato a lui la possibilità di scegliere in quale direzione andare ed in cosa credere.

Tutte le mie pubblicazioni possono essere ordinate su Amazon. Chi lo desiderasse può anche seguirmi sulla mia pagina di Autore Amazon https://www.amazon.com/Maria-Teresa-De-Donato-PhD/e/B019G68L8Q

o leggere i miei articoli sul mio blog http://holistic-coaching-dedonato.blogspot.com/

Chi volesse contattarmi, invece, per consulenze in materia di salute e benessere o per sessioni di coaching può farlo scrivendomi a info@dedoholistic.com   oppure  holistic.coaching.dedonato@gmail.com

Non ricevo in persona, ma tutte le consulenze e le sessioni avvengono via email e tramite videoconferenza su Skype, Facebook Messenger, Google Hangouts o Zoom, tutte piattaforme gratuite. I pagamenti per i miei servizi sono anticipati e vengono effettuati tramite PayPal.

Il mio sogno è quello di dedicarmi alla scrittura a tempo pieno. Al momento sono in fase di transizione e sto lavorando alla stesura di altre opere tra cui un romanzo fiction e, come ho già menzionato prima, uno di natura autobiografica-storica-generalogica cui lavoro saltuariamente da molti anni e che spero di concludere e pubblicare quanto prima in italiano e poi in inglese.

 

Quali secondo te sono gli aspetti positivi, nel settore lavorativo e nella tua vita privata, che qui trovi mentre in Italia no?

  • Burocrazia: negli USA piuttosto veloce e non così impantanata e lunga come da noi in Italia;
  • Servizi migliori in tutti i settori: un customer service generalmente di gran lunga migliore qui negli USA (le eccezioni non mancano mai comunque);
  • Una mentalità diversa che mira all’efficienza, caratteristica che ho notato anche nei popoli di lingua tedesca e negli scandinavi. Noi italiani siamo famosi ed apprezzati in tutto il mondo per molte cose, tra cui la nostra simpatia, il nostro grande cuore ed il nostro calore umano, ma in quanto ad essere organizzati, precisi ed efficienti molti di noi hanno ancora molto da imparare (NOTA: Oriana Fallaci, la scrittrice che più ho amato ed ammirato, in un’occasione sostenne “È un Paese così diviso, l’Italia. Così fazioso, così avvelenato dalle sue meschinerie tribali! Si odiano anche all’interno dei partiti. Non riescono a stare insieme nemmeno quando hanno lo stesso emblema, lo stesso distintivo. Gelosi, biliosi, vanitosi, piccini, non pensano che ai propri interessi personali.” Parole dure ed altrettanto tristemente vere, purtroppo. Se riuscissimo a superare i nostri stessi limiti, saremmo il Paese più bello al mondo).
  • Un senso profondo di “comunità”. Noi italiani – naturalmente stiamo parlando in generale anche in questo caso – dobbiamo sicuramente migliorare sotto questo aspetto;
  • La possibilità di lavorare fino a quando la tua salute te lo permette… superando quindi la barriera dell’età pensionabile. Forse non potrai fare (mi riferisco agli USA) più il lavoro che facevi prima, ma un altro lavoro puoi sempre trovarlo. In Italia, ed in molte altre nazioni al mondo, questo dopo i 60-65 anni è praticamente impossibile.

 

C’è qualcosa che ti manca dell’Italia?

La mia famiglia, i miei amici, la mia cultura, l’arte. Quando nasci e cresci in una città millenaria come Roma è difficile, se non addirittura impossibile poi fare confronti, ammesso che si abbia il diritto di farne. Noi italiani abbiamo un patrimonio talmente grande e sotto tutti gli aspetti di cui non ci rendiamo neanche conto e che ci invidia il mondo intero.

 

Cosa consiglieresti a chi vuole seguire i tuoi passi?

Di venire prima qui in vacanza o per un lungo periodo (il visto di turismo è valido 3 mesi ma non consente di lavorare, pena la deportazione da 5 a 10 anni) o di venirci più volte, girando vari stati e avendo preso contatti con gente che vive sul luogo già da anni e che può spianare la strada soprattutto spiegando i “dos and don’ts”, ossia quello che si può o non si può fare e quello che va assolutamente evitato per non avere problemi. Ciò che per noi italiani può sembrare un comportamento normale ed in Italia è comunemente accettato qui potrebbe non esserlo affatto e farci ritrovare, involontariamente, nei guai.  Le differenze “culturali” sono tantissime ed occorre tempo per conoscerle e familiarizzare con esse.

Idealmente per pensare ad un trasferimento permanente qui negli USA, io personalmente partirei – oggi, e con l’esperienza che ho maturato in più di 23 anni che sono qui, e che è stata comunque anche la mia al momento del trasferimento – solo avendo già un visto di lavoro ed essendomi accertata tramite l’Ambasciata Americana a Roma (se si vive in Italia) e prima di lasciare l’Italia, che i documenti IN MIO POSSESSO siano in regola per lavorare e vivere negli USA. Questo per evitare brutte sorprese una volta che si arrivi in America.

 

Grazie mille Maria Teresa per il tempo che ci hai dedicato.

Grazie a te, Stefano, e alla alla Redazione di Viviallestero.com per questa intervista.