Aria e Stefano sono una giovane coppia italiana in Olanda. Erano stanchi della loro situazione lavorativa, hanno deciso di partire per i Paesi Bassi. E’ stato molto interessante poter ascoltare la loro esperienza. Qui di seguito trovate la loro intervista. Inoltre dai prossimi giorni potrete trovare nel nostro sito alcuni dei pezzi del blog che gestiscono ( italiaolanda.wordpress.com)
Ciao ragazzi, la nostra intervista inizia con la solita prima domanda di rito: Perchè avete lasciato l’Italia?
Perché eravamo stufi sia del modo di pensare italiano, dove ciò che conta non è l’impegno ma le amicizie che si hanno, sia della politica che rispecchia fin troppo questo modo di pensare ed agire, e dalla quale non ci sentiamo affatto rappresentati.
Così, dopo una valutazione di qualche mese, il 18 febbraio 2009 abbiamo preso il primo volo “solo andata” della nostra vita: Treviso – Amsterdam.
Di che città siete?
Sia io che Aria veniamo da Monfalcone. Città portuale di 30.000 abitanti in provincia di Gorizia, è il porto più a Nord del Mar Mediterraneo e vi ha sede uno tra i più importanti cantieri italiani ed europei in cui vengono costruite navi da crociera.
Quando avete lasciato l’Italia avevate già un lavoro o siete partiti all’avanscoperta?
Quando ho lasciato l’Italia avevo un lavoro. In Italia però, e con un ambitissimo contratto a tempo indeterminato. Lavoravo da cinque anni presso una stazione di servizio autostradale quando abbiamo deciso di mollare tutto.
Siamo partiti, come direbbe Paolo Villaggio nella scena in cui salta sulla bicicletta priva di sella, “alla bersagliera”. Nessuna sicurezza, solo il desiderio di poter scegliere della nostra vita. A dire il vero, l’unica certezza che avevamo era costituita dalla nostra buona intesa di coppia, visto che la nostra relazione è iniziata più di 4 anni prima della nostra partenza.
Come vi siete organizzati? Conoscevate qualcuno? Avete vissuto i primi giorni in ostello? Come vi siete mossi appena arrivati?
Conoscevo già due persone originarie del monfalconese che si erano trasferite nei Paesi Bassi, ma non abbiamo ricevuto aiuto alcuno da parte loro per quanto riguarda la nostra avventura qui, escludendo un po’ di supporto morale e qualche chiacchierata via chat prima di preparare le nostre valigie di cartone.
Prima di partire ho prenotato un appartamento vicino al Vondelpark, il principale parco di Amsterdam, che ci ha ospitati per 5 notti. Volevo che almeno l’inizio della nostra avventura fosse tranquillo quasi come una vacanza, giusto il tempo di arrivare qui e ambientarsi senza cominciare da un ostello o da un albergo low cost. Passati i primi 5 giorni ci siamo trasferiti in un albergo di pochissime pretese in Harlemmerstraat, a 10 minuti dalla stazione centrale di Amsterdam. 50€ a notte per una stanza doppia facevano al caso nostro, poiché dovevamo a quel punto trovare prima possibile una sistemazione “definitiva”, spendendo il meno possibile dei nostri preziosi risparmi. Sembrava un hotel “a ore”, ma non eravamo in vacanza quindi andava più che bene. Iniziata la ricerca di un appartamento in zona Amsterdam, ci siamo accorti subito che era un po’ fuori budget, oltre al fatto che non avevamo un lavoro che fungesse da garanzia per l’eventuale locatore. Alla fine la ricerca ci ha portato sul sito di un’agenzia immobiliare che proponeva un contratto da 3 mesi a 2 anni presso una chiesa sconsacrata e trasformata in un complesso di circa 50 studio’s (monolocali) situata ad Haarlem, 18km da Amsterdam. Il giorno successivo siamo stati presso l’agenzia e, appurato che la caparra era sufficiente come garanzia, ci siamo trasferiti nello stranissimo quanto minimale appartamento. Lì siamo rimasti per 3 mesi, nel frattempo abbiamo trovato qualche lavoretto per poter accedere all’affitto di una casa “normale”. Da giugno 2009 risiediamo in un grazioso appartamento di 45mq a tre minuti di distanza dalla stazione centrale di Haarlem.
I lavori che abbiamo trovato nei primi mesi erano quello di cameriera per Aria, mentre io consegnavo prima i giornali casa per casa all’alba e successivamente, sempre in bici, la posta per conto di DHL (sul blog si trova traccia di tutto, ricordo però con particolare lucidità i 700 cataloghi IKEA da consegnare in un paio di giorni!). In seguito fui chiamato da un’agenzia interinale di Haarlem per lavorare come lavapiatti in diversi ristoranti e case di riposo, fino a trovare la mia attuale occupazione in qualità di responsabile vendite e logistica presso un’azienda italo-olandese che commercia pannelli solari e inverter.
Perchè avete scelto l’Olanda?
Abbiamo scelto l’Olanda perchè volevamo un Paese più avanzato e libero dell’Italia. Volevamo anche che fosse un posto dove ci sarebbe piaciuto vivere, o almeno provare a vivere. Volevamo rimanere in Europa, per non andare troppo lontano dalle radici e dagli affetti italiani.
Alla fine dell’Europa io e Aria abbiamo salvato solo Olanda e Spagna: e se clima, cibo e lingua ci avrebbero portato dritti dritti nella Penisola Iberica, l’Economia spagnola e il tasso di disoccupazione in Spagna, ci hanno spinto verso lidi ben più freschi ma più sicuri.
Come erano il vostro inglese ed olandese prima di partire?
Di olandese nemmeno l’ombra, forse un “alstublieft” (in italiano “per piacere”, ma anche “prego”), imparato le volte in cui avevamo messo piede in Olanda come turisti.
L’inglese di partenza era invece già abbastanza buono. Sopra la media italiana, anche se questo vuol dir ben poco purtroppo, ma sicuramente sotto alla media olandese. Non credo di aver trovato nemmeno una persona incapace di parlare inglese tra la gente qui. E chi lo parla lo sa molto meglio di me e dei miei coetanei, non so se le cose siano migliorate negli ultimi 10-15 anni.
Quali secondo voi sono gli aspetti positivi, nel settore lavorativo e nella tua vita privata, che qui trovate mentre in Italia no?
I rapporti di lavoro sono solitamente più chiari e rispettosi dei diritti dei lavoratori, anche se non è raro sentire di persone impiegate presso ditte olandesi, gestite però da italiani, in cui il clima è lo stesso che nella nostra bella ma stanca Italia tra contratti a simil-progetto e furberie al limite della legge per non pagar la pensione ai dipendenti.
Per l’ambito extra lavorativo l’ambiente che vivo è sicuramente più salutare, o almeno il mio modo di vivere l’ambiente è cambiato di molto: dopo anni in Italia abituato a prendere l’automobile per fare 500 metri, ora vivo da due anni e mezzo spostandomi solo con bici, treno, tram e metropolitana. Qui si investono milioni per un parcheggio di biciclette sotterraneo e gratuito al pubblico, la gente sorride di più, è più educata ed ha rispetto per il prossimo.
Anche il sistema burocratico olandese è più snello, si può fare tutto da casa attraverso i siti internet governativi, con apposite e verificate credenziali, i rimborsi delle tasse arrivano prima delle dichiarazioni dei redditi, si paga (volendo) tutto con il bancomat, anche perché un conto in banca costa poco più di un euro al mese. Il senso è sicuramente di maggiore praticità e, contemporaneamente, trasparenza.
Cosa vi manca dell’Italia?
Le persone di una vita, i luoghi di una vita. Capire sempre quello che dicono le persone attorno a me, i sapori inimitabili della cucina italiana, il sole, il mare e le montagne.
Grazie mille ragazzi per aver raccontato la vostra esperienza, seguiremo il vostro blog con molto interesse!