Ciao Ivan, è un piacere parlare con te che vivi in un paese così lontano, in un paese incantevole.
La prima domanda è: Perchè hai lasciato l’Italia?
La storia è lunga ma in breve diciamo che non è stata una mia scelta, è stata una scelta dei miei, io mi sono aggregato. I miei avevano una ditta di articoli promozionali ed erano stanchi di lavorare senza pausa. Quando nel 94 iniziava la crisi decisero di trovare un posto dove trasferirsi. Dopo aver visitato diversi paesi mia madre si innammorò delle Fiji ed iniziarono a vendere tutto in Italia per prepararsi a partire.
Di che città sei?
Della provincia di Milano, più precisamente di Busnago.
Come ti sei organizzato quando sei partito dall’Italia? Conoscevi qualcuno? Come ti sei mosso appena arrivato?
A Fiji non si può arrivare e cercare lavoro (a meno che uno non sia davvero fortunato). Uno straniero che vuole lavorare per una ditta già avviata deve avere un permesso di lavoro che solitamente è pagato dalla ditta o dal lavoratore. Il costo di questo permesso varia dalla nazione di provenienza del lavoratore. Nel caso di Italiani costa circa 2000 Euro. Questo è una garanzia per il governo Fijiano il quale ha i soldi di rimandare il lavoratore nel paese d’ origine (pagandone il biglietto aereo) nel caso questi abbia problemi di mantenimento o abbia causato problemi sul posto di lavoro o debba essere deportato. QUI L’ IMMIGRAZIONE NON SCHERZA e faccio notare che il governo Fijiano non accetta lavoraroti esteri se questi si propongono di fare un lavoro che possa essere svolto da un locale.
Nel mio caso, i miei genitori volevano aprire un piccolo resort nelle Yasawa e, aprendo una loro ditta, sono stati in grado di pagare il mio permesso di lavoro.
Appena arrivati abbiamo dovuto presentare il progetto della compagnia all’ ente statale che si occupa di queste cose (FTIB). Fiji ha bisogno di investitori esteri, quindi il progetto deve essere di una certa qualità. Una volta approvato, il governo Fijiano deve approvare i fondi (o l’investimento) e a questo punto (dipendentemente dal tipo di progetto) bisogna buttare le basi ed iniziare il business (naturalmente dopo aver ottenuto le licenze del caso).Solitamente dalla presentazione dell’idea ad iniziare a lavorare passano 1-2 anni, quindi potete capire che non sono stati anni molto tranquilli. Qui la burocrazia è MOLTO lenta e bisogna sempre cercare di sveltire le pratiche stando addosso ai vari uffici, facendo mille telefonate, aspettando documenti.. etc.
Nel nostro caso, il progetto del resort è caduto dopo che un ministro ci ha chiesto una mazzetta grande quanto il valore della terra che volevamo comprare (cosa che oggi non succede più), quindi mio padre decise di cambiare idea ed aprire una falegnameria/ingegneria ed un ristorante Italiano (che al tempo erano cosa rara). In pochi mesi siamo riusciti ad iniziare a lavorare. Sfortunatamente il ristorante dovette chiudere durante il colpo di stato del 2000 per mancanza di clienti (dovuta al coprifuoco serale che durò 6 mesi). La ditta invece funziona benissimo ed è una delle più richieste del paese.
Perchè hai scelto le isole Fiji?
Come ho detto è stata mia madre ad essersi innamorata di questo paese. I perchè sono molti ma tra le ragioni più importanti c’è il fatto che qui fa sempre caldo, che il mare e la natura sono fantastici, che la gente è abbastanza amichevole, il crimine non è così violento come in Italia e a Fiji nessuno può avere armi da fuoco (ad eccezione dei militari).
Quali secondo te sono gli aspetti positivi, nel settore lavorativo e nella tua vita privata, che qui trovi mentre in Italia no?
L’aspetto migliore del lavorare a Fiji è che qui si può dire “lo faccio domani…”. Qui non esiste la fretta che c’è in Italia quindi tutti vivono con un ritmo di vita più tranquillo. Le aspettative non sono così alte come in Italia (anche gli stipendi) e ci si adegua un po’ tutti.
Ciò si estende anche alla vita privata. Qui il massimo è andare sulle isole delle Yasawa o Mamanuca a rilassarsi in spiaggia o passarei weekend al mare. Le serate sono calde ed il cielo è bellissimo. Io stesso non vedo l’ora che arrivi il weekend per stare a casa e godermi il giardino, i miei animali, il tempo libero con mia moglie o passare le sere a guardare le stelle… e, quando possibile, andare su qualche isola a fare il “turista”.
Cosa ti manca dell’Italia?
IL CIBO, i parenti, gli amici ed il Tex Willer!
2 anni fa’ abbiamo aperto un negozio che importa alcuni articoli alimentari e vini dall’ Italia ma non possiamo importare tutto e molte cose (come salumi o formaggi teneri) qui non si possono avere. Di conseguenza mi manca motissimo la pizza che ogni tanto mi sogno anche di notte.
Grazie mille Ivan, un grosso saluto dalla lontana Europa!