Nella giornata di ieri, 23 Giugno 2016, la popolazione del Regno Unito è stata chiamata a votare per il Referendum BREXIT, ovvero gli è stato chiesto se avrebbero voluto che la propria nazione fosse rimasta nell’Unione Europea o avrebbero preferito che uscisse. Come ben sappiamo ha vinto il “LEAVE” ovvero uscire dall’Unione Europea. E’ sicuramente un risultato storico, ma esattamente cosa cambierà per gli italiani che vogliono andare a vivere nel Regno Unito? Qualcuno dice niente, ma forse non è proprio così. Vediamo perché.

Brexit: Cosa cambierà per gli italiani che vogliono andare a vivere nel Regno Unito

Brexit cosa cambierà per gli italiani che vogliono andare a vivere nel Regno Unito

Il primo dato che va analizzato è la totale spaccatura che c’è nella popolazione britannica, infatti il risultato finale vede la vittoria del “LEAVE” al 51.9% contro il 48.1% del “REMAIN”. Il solo fatto che su una questione così fondamentale per il futuro della nazione ci sia una totale spaccatura è un tema che andrebbe affrontato qualunque fosse stato l’esito finale.

 

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Comunque sia, questo post lo abbiamo creato in quanto sui nostri Social Networks (specialmente sul nostro gruppo Facebook) abbiamo ricevuto diverse domande più o meno dello stesso genere, ovvero: “Ora cosa cambierà per gli italiani che vogliono andare a vivere nel Regno Unito?”.

 

La nostra prima risposta è quella di stare calmi e tranquilli, prima di tutto perché il Referendum ha dato il proprio esito, ma ancora passerà del tempo prima che il Regno Unito lasci ufficialmente l’Unione Europea.

Fatta questa premessa, passiamo ad analizzare cosa potrà cambiare per gli italiani che vogliono andare a vivere nel Regno Unito. Molti stanno dicendo che non cambierà niente, ma non è proprio così e vi spieghiamo il perché.

Possiamo dividere gli italiani in due macro categorie: la prima, quella più numerosa, è composta da tutti quegli italiani che si trasferiranno nel Regno Unito per cercare un lavoro qualsiasi (ristorazione, pulizie, autisti, freelancer, sviluppatori software, infermieri e altri settori). Per questa categoria non ci saranno cambiamenti e così sarà per almeno altri due anni. Potranno entrare liberamente, richiedere la documentazione senza problemi e continuare la vita come se il Regno Unito fosse ancora nell’Unione Europea. Poi esiste una seconda macro categoria che è invece composta da coloro che vogliono svolgere quei lavori sovvenzionati dall’Unione Europea come ricercatori, volontari nel settore umanitario, professori universitari ed altre professioni. Per loro le cose potrebbero cambiare anche prima, tutto ovviamente dipenderà da cosa deciderà l’Unione Europea nei prossimi mesi.

Come dice anche Siavush Randjbar-Daemi docente presso l’Università di Manchester “Le università britanniche entreranno in un periodo di forte incertezza che graverà pesantemente sul loro operato, in buona parte finanziato da enti come il Consiglio per la Ricerca Europeo. L’Università di Manchester, la più grande del Regno Unito per numero di studenti, contiene istituti di ricerca di primissimo ordine, come quello per il Grafene, diretto da due premi Nobel e sono sovvenzionati al ritmo di ben 23 milioni di sterline dal Fondo di Sviluppo Europeo.”

Un capitolo a parte riguarda tutti coloro che stavano prendendo in considerazione l’idea di investire nel settore immobiliare e/o aprire un’attività a Londra o nel resto del Regno Unito. Vi poniamo una domanda: Ve la sentireste di investire del capitale in una nazione, sapendo di avere questa importante spada di Damocle sulla testa, rischiando di vedervi cambiare le regole fra un paio d’anni ed avere molti meno diritti di ora? Sicuramente questa incertezza non farà bene ai mercati finanziari.

Staremo a vedere.