Molte persone decidono di trasferirsi all’estero per “cambiare aria”.
Questa necessità di cambiamento spesso deriva da una condizione di insoddisfazione generale nei confronti della società italiana ed in particolar modo della sua politica e dei suoi effetti.
Per quanto mi concerne, tutti gli input che determinano un cambiamento sono positivi, in quanto quest’ultimo arricchisce le nostre conoscenze ed allarga i nostri orizzonti; ma se gli stimoli che ci spingono ad intraprendere il lungo viaggio sono solo di natura politica…

Meglio Berlusconi o Zapatero?

potremmo rischiare di rimanere profondamente delusi nello scoprire che la nostra meta non è poi così dissimile dal nostro luogo di origine. E da qui il conseguente “chi me l’ha fatto fare?”.

Per chi voglia approfondire il panorama politico spagnolo, confrontato con quello italiano, consiglio la lettura del blog Italospagnolo (http://francescogarofano.blogspot.com/) nel quale vengono analizzate ogni giorno le principali convergenze di natura socio-politica tra i due paesi.

In quest’epoca di crisi, il trasferimento all’estero dev’essere ben motivato e progettato: analizzare il mercato lavorativo Berlusconi Zapateroattraverso i siti web più accreditati (vedi post “Lavorare in Spagna? Determinazione e conoscenza delle lingue“), consultare le offerte di lavoro a cui si è interessati e studiare i requisiti minimi richiesti dalla application. Per i laureati, preparare il certificato di laurea e relativa fotocopia autenticata, oltre al certificato storico degli esami e relativa fotocopia autenticata (questi documenti saranno utili qualora si voglia omologare il titolo di studio).

Se avete intenzione di sondare il mercato lavorativo in loco, vi consiglio di partire con un fondo minimo di cinquemila euro, per ammortizzare le spese dei primi mesi.

Francesco Garofano